IL RIGHELLO: UNA NUOVA MISE EN SCÈNE

Milano: riapre “Il Righello”, con una veste nuova e con protagonisti di eccezione. La sede milanese, che ha saputo sempre contraddistinguersi per la particolare proposta di luci e di complementi di arredo, al massimo livello per quanto riguarda l’offerta internazionale, riafferma la propria internazionalità con firme esclusive.
Oggi è protagonista l’arte del mondo luminoso di Enzo Catellani che si integra con la progettualità di Filippo Cannata. Arte e progettualità insieme si fondono e si traducono in poesia, tutto con la semplicità di un gesto: la luce che si accende e che si spegne creando interazioni tra oggetti e spazi. Il Righello, un nuovo palcoscenico dove Catellani farà vivere le opere del suo ingegno e della sua artigianalità, evidenziare forma e sostanza della sua produzione. Il luogo risulta essere anche uno spazio privilegiato dove la luce si racconta, si esprime, dialoga e nel dialogo si inserisce il contesto progettuale di Filippo Cannata e i suoi risultati.
Il giorno 17 (18) dicembre presso Il Righello di via Carducci 34 a Milano è stato possibile incontrare Catellani e Cannata, acquisire utili ed interessanti informazioni sulla “filosofia” creativa di Catellani, sui principi progettuali di Cannata, apprezzare la naturale bellezza delle loro realizzazioni, comprendere l’utilità della loro ricerca.
Il Righello: una scatola bianca che si anima di luci, ombre, silenzio, sonorità, immagini, uno spazio che recita poesie e mette inscena una vera e propria opera teatrale. Con la riapertura de Il Righello inizia un nuovo percorso. Grazie ad esso vi racconteremo una storia, vi emozioneremo con giochi di ombre e di luci. Vi faremo vivere l’esperienza della luce in un linguaggio talora senza sonoro, talora senza luce, talora senza lampade.

ROMA – GALLERIA NAZIONALE D’ARTE MODERNA

Dopo trentotto anni la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea ripropone la prima mostra di Gianfranco Notargiacomo, presentata nel 1971 a Roma presso la Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis nel 1971. Recensita allora dall’International Herald Tribune come “the most surprising show” (Edith Schloss) l’installazione, sperimentale e davvero anticipatrice, prevedeva la sistemazione, nei diversi ambienti

 

Gianfranco Notargiacomo – Le nostre divergenze 1971-2009

 

Dopo trentotto anni la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea ripropone la prima mostra di Gianfranco Notargiacomo, presentata nel 1971 a Roma presso la Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis nel 1971.
Recensita allora dall’International Herald Tribune come “the most surprising show” (Edith Schloss) l’installazione, sperimentale e davvero anticipatrice, prevedeva la sistemazione, nei diversi ambienti, di oltre duecento omini in plastilina colorata distribuiti in maniera tale da invadere completamente non solo il pavimento, ma anche le pareti, i davanzali, le finestre ed ogni altro spazio disponibile della galleria.
Intitolata Le nostre divergenze, l’istallazione viene oggi riproposta, a cura di Mariastella Margozzi, su progetto di allestimento realizzato dall’arch. Giusto Puri Purini, nella Sala delle Colonne della Galleria Nazionale, dove gli omini in pongo, riuniti in silenziosa adunata, inviteranno lo spettatore a partecipare a questo muto ma coinvolgente colloquio.
Oggi come allora, sarà la molteplicità di pose a differenziare i piccoli protagonisti, ad annullare il loro aspetto identico e volutamente omologato anche nei volti e nelle teste: seduti, in piedi, sdraiati, la posizione connoterà e caratterizzerà ciascuno di essi trasformando quella che sembra una massa indistinta e inerte in una moltitudine diversificata e dinamica di individui.
Notargiacomo ha plasmato non un materiale tradizionale per la scultura, bensì una materia nuova, la plastilina colorata, riuscendo a sublimare il gesto di replicare il mondo a proprio piacimento. E il progetto di lighting design, curato da Filippo Cannata con la collaborazione dell’arch. Donato Panarese, contribuisce ad esaltare le intenzioni dell’artista e ad esprimere il carattere della mostra.
Una illuminazione morbida, diffusa, valorizza il tema dell’attesa. Gli omini di pongo, come Vladimiro ed Estragone di Beckett, attendono il loro Godot mentre una luce non terrena ma spirituale, metafisica, crea un’atmosfera di forte intensità emotiva.
Livelli di luminosità sapientemente controllati producono ombre evanescenti, dai contorni sfumati; luce ed ombra in stretto colloquio valorizzano le pose dei piccoli protagonisti evidenziando il movimento generato dalle differenti posizioni dei loro corpi. La luce, con i suoi effetti espressivi, contribuisce a conferire un piacevole dinamismo visivo alla staticità della massa.